Cassazione penale Sez. I sentenza n. 10809 del 30 marzo 2020

ECLI:IT:CASS:2020:10809PEN

Massima

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Il porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere, pur se di lieve entità, non integra necessariamente la particolare tenuità del fatto, in quanto la duplicità degli oggetti rinvenuti può escludere la minima offensività della condotta, precludendo l'applicazione della causa di non punibilità. Inoltre, il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche è subordinato all'esistenza di positivi elementi di valutazione, la cui mancanza non rende illogico il mancato riconoscimento da parte del giudice, specie quando la pena sia già stata ridotta per l'applicazione di una attenuante speciale. Il cambiamento di versione da parte dell'imputato circa le ragioni giustificative del porto di uno degli oggetti atti ad offendere, unitamente alla mancanza di elementi che confermino il collegamento con l'attività lavorativa svolta, legittima il giudice a ritenere non plausibile la ragione addotta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IASILLO Adriano - Presidente

Dott. CASA Filippo - Consigliere

Dott. BONI Monica - Consigliere

Dott. CENTOFANTI Francesc - rel. Consigliere

Dott. CAIRO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 21/06/2018 del Tribunale di Catanzaro;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Francesco Centofanti;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. Pedicini Ettore, che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza in epigrafe il Tribunale di Catanzaro dichiarava (OMISSIS) colpevole della contravvenzione di …

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