La destinazione urbanistica di un'area non agricola non esclude necessariamente la legittimità di manufatti con funzioni diverse dalla coltivazione e allevamento, purché non incompatibili con la normativa di piano vigente al momento della loro realizzazione. L'inciso "di norma" contenuto nelle norme tecniche di attuazione di un piano regolatore generale indica che la destinazione agricola dei fabbricati non è tassativa, ma costituisce solo un criterio tendenziale derogabile. Pertanto, il mero richiamo alla zona agricola non è sufficiente a escludere la conformità di un manufatto realizzato in tale area, in assenza di specifiche prescrizioni urbanistico-edilizie violate. Inoltre, la successiva modifica della destinazione d'uso dell'area in "attività produttive da bloccare", incrementabili entro determinati limiti, rende compatibile la nuova destinazione del manufatto, senza che il diniego di sanatoria possa fondarsi sulla sola originaria non conformità alle norme del 1972, ormai superata. Il diniego di accertamento di conformità in tali ipotesi è pertanto illegittimo per violazione dell'art. 36 del D.P.R. 380/2001, con conseguente caducazione in via derivata dell'ordine di demolizione.