Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 3975 del 29 gennaio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:3975PEN

Massima

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Il dolo del reato di calunnia richiede la consapevolezza certa dell'innocenza dell'incolpato da parte dell'agente, non essendo sufficiente la mera coscienza e volontà della denuncia falsa. Pertanto, qualora l'autore della calunnia abbia agito in buona fede, ritenendo erroneamente l'incolpato responsabile, non può ritenersi integrato l'elemento soggettivo del reato, in quanto il nocumento all'interesse tutelato dalla norma penale (il pericolo di deviazioni nell'amministrazione della giustizia) presuppone la consapevolezza dell'innocenza dell'incolpato. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del dolo di calunnia, ha l'obbligo di esaminare e motivare adeguatamente le specifiche deduzioni dell'imputato volte a dimostrare la propria buona fede, non potendo esimersi dal confrontarsi con tali argomentazioni decisive ai fini della configurabilità del reato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. MATERA Lina - rel. Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) GA. AN. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 6440/2006 CORTE APPELLO di NAPOLI, del 15/06/2007;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 14/01/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MATERA Lina;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. IACOVIELLO ((omissis)) che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO

Con sentenza in data 26-1-2006 il…

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