Cassazione penale Sez. I sentenza n. 8020 del 2 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:8020PEN

Massima

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Il tentativo di reato è punibile anche quando l'agente, dopo aver compiuto atti idonei e non equivoci diretti in modo non equivoco a commettere il delitto, desiste volontariamente dall'azione criminosa, salvo che la desistenza sia dovuta a cause esterne che impediscono il compimento dell'azione delittuosa e non a una libera determinazione del soggetto agente. Ai fini dell'esclusione della punibilità per desistenza volontaria, è necessario che l'agente interrompa l'iter criminis prima di aver realizzato tutti gli elementi costitutivi del reato tentato, dimostrando una spontanea e incondizionata volontà di recedere dal proposito criminoso. Pertanto, la desistenza non opera quando l'agente ha già compiuto tutti gli atti idonei a produrre l'evento lesivo, anche se per cause indipendenti dalla sua volontà non si è verificato l'evento stesso. In tali casi, la condotta dell'agente integra un tentativo punibile, essendo venuto meno l'elemento psicologico tipico della spontaneità e della libera determinazione di recedere dal proposito criminoso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. IANNELLI Enzo - rel. Consigliere

Dott. ROMBOLA' Marcello - Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - Consigliere

Dott. CARTA Adriana - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) PR. GI. N. IL (OMESSO);

2) PR. AN. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 1579/2009 CORTE APPELLO di PALERMO, del 04/03/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 14/01/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. IANNELLI Enzo;

Letti gli atti, la sentenza impugnata ed il ricorso;

Udita la relazione del cons. Dott. JANNELLI Enzo;

Udit…

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