Cassazione penale Sez. III sentenza n. 22137 del 8 maggio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:22137PEN

Massima

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Il giudice, nel determinare la pena complessiva per il reato continuato, non è tenuto a motivare specificamente i singoli aumenti per ciascun reato satellite, purché la pena finale risulti equa e proporzionata alla gravità complessiva dei fatti accertati, senza eccedere significativamente i limiti edittali previsti per le singole fattispecie. Ciò in quanto, nel rispetto del divieto di reformatio in pejus, il giudice di secondo grado è vincolato ai limiti dell'impugnazione proposta e non ha l'obbligo di ricercare una rigida proporzione tra gli aumenti relativi ai singoli reati, essendo sufficiente che la pena complessiva sia congrua rispetto alla gravità dell'intero fatto criminoso. La motivazione può pertanto limitarsi a spiegare la ragionevolezza della scelta di ridurre l'aumento per il reato meno grave, senza necessità di una puntuale comparazione con l'aumento relativo al reato più grave, quando questo non sia stato oggetto di impugnazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROSI Elisabetta - Presidente

Dott. GALTERIO Donatella - Consigliere

Dott. ACETO Aldo - Consigliere

Dott. LIBERATI Giovanni - Consigliere

Dott. CIRIELLO Antonella - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 10/12/2015 della CORTE APPELLO di GENOVA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 09/12/2016, la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANTONELLA CIRIELLO;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dr. GIULIO ROMANO che ha concluso per il rigetto del ricorso;
CONSIDERATO IN FATTO
1.- La corte di appello di Genova, con sentenza del 10/12/2015 ha,…

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