Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il concorso di persone nel reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e nel reato di omicidio colposo plurimo è configurabile anche nei confronti dell'aiutante dello scafista, il quale, con la sua condotta attiva e consapevole di coadiuvare il conducente del natante nelle manovre pericolose e spericolate poste in essere per sottrarsi all'intervento delle forze di polizia, ha contribuito causalmente alla realizzazione degli eventi lesivi, determinando il decesso di alcuni dei clandestini trasportati a bordo. La responsabilità penale dell'imputato è affermata sulla base di una motivazione logica e coerente, che valorizza le dichiarazioni testimoniali degli appartenenti alle forze dell'ordine, gli accertamenti tecnici e medico-legali, nonché il complessivo quadro probatorio, senza incorrere in vizi logici o contraddizioni interne. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche e la determinazione della pena risultano adeguatamente motivati in relazione alla gravità dei reati commessi, all'intensità del dolo e della colpa, nonché alle conseguenze particolarmente gravi derivatene.