L'intervenuta cessazione dell'attività aziendale di una struttura sanitaria, senza che sia stato autorizzato l'esercizio provvisorio ai sensi della normativa fallimentare, determina la decadenza ipso iure dell'autorizzazione sanitaria e della convenzione con il servizio sanitario nazionale, in quanto provvedimenti amministrativi strettamente collegati all'esistenza e all'operatività dell'azienda. Pertanto, la successiva cessione del ramo d'azienda, anche se accompagnata dal trasferimento dei relativi provvedimenti amministrativi, risulta nulla ed inefficace, non potendo l'amministrazione autorizzare il subentro di un nuovo soggetto in assenza dei presupposti di legge. L'amministrazione, in tal caso, è tenuta a dichiarare formalmente la decadenza dell'autorizzazione e ad annullare in autotutela gli atti favorevoli medio tempore erroneamente adottati, senza che ciò possa dar luogo a responsabilità risarcitoria, in quanto l'illegittimità dei provvedimenti favorevoli era evidente e il privato non poteva pertanto vantare un ragionevole affidamento sulla loro legittimità. Il privato, inoltre, non può invocare la responsabilità precontrattuale della pubblica amministrazione, in quanto la cessione del ramo d'azienda, in assenza dei presupposti di legge, integra un comportamento illecito e colposo del privato stesso.