Il tentativo di omicidio è configurabile quando l'azione dell'agente, valutata ex ante sulla base delle condizioni umanamente prevedibili, risulta idonea a cagionare la morte della vittima, anche in assenza di esplicite ammissioni da parte dell'imputato. A tal fine, assume rilievo determinante l'idoneità degli atti compiuti, da apprezzarsi in concreto, tenendo conto della gravità delle lesioni provocate e della capacità lesiva dello strumento utilizzato. Pertanto, il reato di tentato omicidio sussiste qualora l'aggressione, pur non avendo raggiunto l'esito letale per circostanze fortuite, abbia comunque leso un organo vitale della vittima, dimostrando l'intenzione dell'agente di cagionarne la morte. Il parziale risarcimento del danno, pur non integrando i presupposti per il riconoscimento dell'attenuante di cui all'art. 62, n. 6 c.p., può essere valutato dal giudice ai fini della concessione delle circostanze attenuanti generiche, in considerazione del comportamento complessivamente tenuto dall'imputato successivamente al fatto.