Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 9890 del 9 marzo 2016

ECLI:IT:CASS:2016:9890PEN

Massima

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Il reato di peculato e di falsità materiale in atti pubblici commesso da un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni non può essere giustificato dalla mera possibilità di un errore o dalla temporanea detenzione delle somme riscosse, in quanto tali circostanze non escludono la sussistenza degli elementi oggettivi e soggettivi del reato. Il pubblico ufficiale è tenuto a riscuotere le somme dovute all'amministrazione con la massima diligenza e a documentare correttamente le operazioni svolte, senza alcuna possibilità di appropriazione o alterazione dei relativi atti, a prescindere dalla durata della detenzione delle somme. La condotta del pubblico ufficiale che si appropria indebitamente di denaro pubblico o falsifica atti pubblici nell'esercizio delle sue funzioni integra il reato di peculato e di falsità materiale in atti pubblici, indipendentemente dalla motivazione soggettiva o dalla temporanea detenzione delle somme, in quanto tali circostanze non escludono la sussistenza degli elementi costitutivi del reato, che si perfeziona con la sola condotta di appropriazione indebita o di alterazione materiale di atti pubblici, a prescindere dalle finalità perseguite o dalle modalità esecutive. La giurisprudenza di legittimità ha costantemente affermato che il peculato e la falsità materiale in atti pubblici commessi dal pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni sono reati di pericolo, che si consumano con la sola condotta di appropriazione indebita o di alterazione materiale di atti pubblici, a prescindere dall'effettivo danno patrimoniale o dalla motivazione soggettiva, essendo sufficiente la mera possibilità di arrecare un pregiudizio all'amministrazione pubblica. Pertanto, la condotta del pubblico ufficiale che si appropria indebitamente di denaro pubblico o falsifica atti pubblici nell'esercizio delle sue funzioni integra il reato di peculato e di falsità materiale in atti pubblici, a prescindere dalla durata della detenzione delle somme o dalla mera possibilità di un errore, in quanto tali circostanze non escludono la sussistenza degli elementi costitutivi del reato, che si perfeziona con la sola condotta di appropriazione indebita o di alterazione materiale di atti pubblici, a prescindere dalle finalità perseguite o dalle modalità esecutive.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovanni - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizio - rel. Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

Dott. SCALIA Laura - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 2021/2010 CORTE APPELLO di NAPOLI, del 30/01/2013;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 03/03/2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GIANESINI Maurizio;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. PINELLI, che ha concluso per la dichiarazione di inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. (OMISSIS) ha personalmente presentato ricorso per Cassazione contro la sentenza con la quale la…

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