Cassazione penale Sez. V sentenza n. 23592 del 25 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:23592PEN

Massima

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Il reato di minaccia sussiste quando l'agente, con parole o comportamenti, prospetta alla vittima la concreta possibilità di un male ingiusto, anche se in forma condizionata o indeterminata, purché tale prospettazione sia idonea a limitare la libertà psichica della persona offesa. A tal fine, il giudice deve valutare complessivamente il tenore delle espressioni utilizzate, il contesto in cui sono state pronunciate e gli effetti concretamente prodotti sulla vittima, senza limitarsi a considerare singole frasi in modo isolato. L'assenza di una condizione espressa non esclude la valenza intimidatoria della minaccia, che va accertata in relazione alla volontà stessa del soggetto agente. Inoltre, il giudice deve esaminare compiutamente tutti gli elementi di prova, anche testimoniali, indicativi di un atteggiamento aggressivo e di un intento di spaventare la persona offesa, senza omettere o trascurare aspetti rilevanti dedotti dalle parti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. MAZZITELLI Caterina - rel. Consigliere

Dott. MORELLI Francesca - Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabetta Mar - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
dalla parte civile (OMISSIS), nato il (OMISSIS);
dalla parte civile (OMISSIS) nato il (OMISSIS);
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 16/03/2017 del TRIBUNALE di BRINDISI;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere CATERINA MAZZITELLI;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. LORI Perla;
Il Proc. Gen. conclude per l'inammissibilita'…

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