L'amministrazione è tenuta a concludere il procedimento amministrativo avviato su istanza di parte mediante l'adozione di un provvedimento espresso entro i termini di legge, in ossequio ai principi di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa di cui all'art. 97 della Costituzione. Il mancato rispetto di tale obbligo configura un'ipotesi di silenzio inadempimento, che legittima il ricorrente a chiedere al giudice amministrativo di accertare l'obbligo dell'amministrazione di provvedere e, in caso di persistente inerzia, di nominare un commissario ad acta per l'adozione del provvedimento finale. Il giudice, nell'esercizio dei propri poteri di cognizione e decisione, può quindi dichiarare l'illegittimità del silenzio serbato dall'amministrazione e ordinare allo stesso ente di provvedere entro un congruo termine, con la previsione di una misura sostitutiva in caso di ulteriore inerzia. Tale soluzione, volta a garantire l'effettività della tutela giurisdizionale, si pone in linea con il principio di effettività della tutela giurisdizionale di cui all'art. 24 della Costituzione e con l'obbligo di provvedere espressamente sancito dagli artt. 2 e 14-ter della legge n. 241 del 1990.