Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 48984 del 25 ottobre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:48984PEN

Massima

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Il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, di cui all'art. 74 del D.P.R. n. 309 del 1990, richiede la sussistenza di tre elementi fondamentali: l'esistenza di un gruppo, i cui membri siano consapevolmente aggregati per il compimento di una serie indeterminata di reati in materia di stupefacenti; l'organizzazione di attività personali e di beni economici per il perseguimento del fine illecito comune, con l'assunzione dell'impegno di apportarli anche in futuro per attuare il piano permanente criminoso; il contributo individuale apprezzabile e non episodico di almeno tre associati, che integri un apporto alla stabilità dell'unione illecita. Tali elementi possono essere desunti anche da "facta concludentia", quali i contatti continui tra gli spacciatori, i frequenti viaggi per il rifornimento della droga, le basi logistiche, le forme di copertura e i beni necessari per le operazioni delittuose, le forme organizzative, sia di tipo gerarchico che mediante divisione dei compiti tra gli associati, la commissione di reati rientranti nel programma criminoso e le loro specifiche modalità esecutive. La costituzione e la partecipazione all'associazione non è esclusa per il fatto che la stessa sia imperniata prevalentemente su componenti della stessa famiglia, né è incompatibile con l'accertamento di una pluralità di cessioni di droga tra gli stessi partecipi all'associazione o con eventuali conflitti di interesse tra i soci in ordine ai singoli atti di cessione. Ai fini dell'applicazione dell'aggravante di cui all'art. 7 della L. n. 203 del 1991, è sufficiente che la condotta degli imputati abbia agevolato, anche indirettamente, l'attività del sodalizio mafioso dominante sul territorio, senza che sia necessario accertare la consapevolezza dell'imputato di tale agevolazione. Il giudice della cautela deve verificare che ogni misura risulti adeguata a fronteggiare le esigenze cautelari che si ravvisano nel caso concreto, secondo il paradigma della gradualità del sacrificio imposto al soggetto sottoposto a restrizione, e che la misura cautelare sia proporzionata all'entità del fatto e alla sanzione che sia stata o si ritiene possa essere irrogata. Il pericolo di reiterazione criminosa deve essere non solo concreto, ma anche attuale, rispetto all'esistenza di occasioni prossime favorevoli alla commissione di nuovi reati della stessa specie di quello per il quale si procede.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BLAIOTTA Rocco - Presidente

Dott. MONTAGNI Andrea - rel. Consigliere

Dott. SERRAO Eugenia - Consigliere

Dott. RANALDI Alessandro - Consigliere

Dott. MICCICHE' Loredana - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 22/02/2017 del TRIB. LIBERTA' di NAPOLI;
sentita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANDREA MONTAGNI;
sentite le conclusioni del PG Dr. MARIELLA DE MASELLIS che conclude per il rigetto.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunale di Napoli, con l'ordinanza indicata in epigrafe, decidendo sul riesame proposto nell'interes…

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