Il giudice di legittimità, nel dichiarare inammissibile il ricorso avverso la sentenza di condanna per furto aggravato, afferma che la valutazione della prova compiuta dai giudici di merito, che ha portato all'identificazione certa dell'autore del reato sulla base della denuncia-querela della parte offesa e degli accertamenti svolti, è sorretta da una motivazione congrua e immune da vizi logici, non sindacabile in sede di legittimità. Inoltre, il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche è parimenti immune da censure, in quanto i precedenti penali dell'imputato, quale recidivo specifico infraquinquennale, e l'assenza di altri elementi da inquadrare nell'art. 62-bis c.p. giustificano la determinazione della pena in maniera modesta, senza che ciò integri un vizio di legittimità. Il principio di diritto che emerge è che la valutazione della prova e la determinazione della pena, effettuate dai giudici di merito in modo congruo e privo di vizi logici, non sono sindacabili in sede di legittimità, salvo che non integrino una violazione di legge.