Cassazione penale Sez. V sentenza n. 4477 del 29 gennaio 2008

ECLI:IT:CASS:2008:4477PEN

Massima

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Il delitto di tentata violenza privata si configura quando l'agente, mediante minaccia, tenta di costringere taluno a fare, tollerare od omettere qualcosa, in violazione del diritto di autodeterminazione della vittima, a prescindere dalla sussistenza di una pretesa legittima dell'agente. Ciò si distingue dal meno grave reato di minacce semplici, in cui l'azione intimidatoria non mira a coartare la volontà altrui, ma si esaurisce nella mera prospettazione di un male ingiusto. Pertanto, il criterio distintivo tra i due reati risiede nell'elemento intenzionale, essendo sufficiente per la minaccia la generica azione intimidatoria, mentre per la violenza privata è necessario il fine di costringere la vittima a un determinato comportamento. Inoltre, la valutazione della personalità dell'imputato e della congruità della pena irrogata, rientrando nell'ambito del giudizio di merito, è sottratta al sindacato di legittimità, salvo vizi logici o irragionevolezza manifesta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FAZZIOLI Edoardo - Presidente

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M. - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) GA. SA., N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 29/06/2006 CORTE APPELLO di L'AQUILA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. VESSICHELLI MARIA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. D'ANGELO che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

Propone…

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