Il diniego di autorizzazione all'esecuzione di lavori di escavazione in una cava, motivato dal parere tecnico negativo dell'autorità sanitaria competente in ordine all'impossibilità di effettuare la coltivazione in sicurezza a causa della presenza di strati detritici e masse rocciose potenzialmente rimovibili, è legittimo in quanto espressione di un potere discrezionale tecnico dell'amministrazione, sindacabile solo per macroscopica illogicità o errori di fatto, non ravvisabili nella fattispecie, anche in presenza di valutazioni tecniche di parte difformi, atteso che l'amministrazione è tenuta a privilegiare la tutela dell'interesse pubblico primario alla sicurezza dei lavoratori. Il mancato rispetto dei termini procedimentali, ove non dipendente da negligenza o trascuratezza dell'amministrazione ma dalla necessità di esaminare i plurimi apporti partecipativi della parte privata, non comporta l'illegittimità dell'atto, potendo al più incidere sul profilo risarcitorio. Parimenti, la mancata indizione della conferenza di servizi non determina l'invalidità del provvedimento finale, atteso che nella fattispecie era sufficiente l'acquisizione del solo parere tecnico dell'autorità sanitaria competente.