Cassazione penale Sez. III sentenza n. 14332 del 16 aprile 2012

ECLI:IT:CASS:2012:14332PEN

Massima

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Il reato di maltrattamenti in famiglia e il reato di violenza sessuale, pur essendo distinti, possono concorrere nella medesima fattispecie quando il soggetto attivo, con una condotta abituale di vessazioni fisiche e psicologiche, costringe la vittima, con minacce e violenza, a subire un rapporto sessuale completo. In tali casi, la responsabilità penale dell'imputato è integrata sia dalla sussistenza degli elementi costitutivi del reato di maltrattamenti, consistenti in una serie di condotte abitualmente lesive della dignità e dell'integrità psico-fisica della persona offesa, sia dalla sussistenza degli elementi costitutivi del reato di violenza sessuale, in quanto la vittima ha ceduto alle pretese sessuali dell'agente non per libera scelta, ma per il timore di subire ulteriori gravi conseguenze. La condotta violenta e protratta per ore, notevolmente invasiva della libertà di autodeterminazione della donna nella sua sfera sessuale, con conseguente grave turbamento psichico della stessa, esclude la possibilità di riconoscere l'attenuante del fatto di minore gravità. Inoltre, il mutamento della composizione del collegio giudicante nel corso del giudizio di primo grado non determina la nullità del procedimento, qualora sia stata rinnovata l'istruttoria dibattimentale con il consenso delle parti e non siano state sollevate eccezioni sulla ritualità dell'acquisizione al fascicolo processuale della precedente istruttoria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MANNINO ((omissis)) - Presidente

Dott. LOMBARDI ((omissis)) - Consigliere

Dott. GENTILE Mario - rel. Consigliere

Dott. FRANCO Amedeo - Consigliere

Dott. ANDRONIO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 17/02/2011 della Corte di Appello di Venezia;

visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Dott. ((omissis));

udito il Pubblico Ministero, in persona del sostituto Procuratore Generale IZZO Gioacchino, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. La Corte di Appello di V…

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