Cassazione penale Sez. V sentenza n. 18988 del 20 aprile 2017

ECLI:IT:CASS:2017:18988PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.) si configura anche in assenza di violenze fisiche, qualora la condotta si concretizzi in reiterate molestie, minacce telefoniche ed epistolari, tali da cagionare nella vittima un grave e perdurante stato di ansia e da costringerla a modificare le proprie abitudini di vita. L'attribuzione dei messaggi molesti all'imputato può avvenire sulla base delle dichiarazioni della persona offesa, senza necessità di una perizia tecnica, e l'evento del reato può essere provato dalle certificazioni mediche e dalle dichiarazioni degli operatori che hanno constatato le condizioni della vittima. Il reato di atti persecutori si differenzia dal più lieve reato di molestie o minacce (art. 660 c.p.) in quanto richiede l'evento del grave e perdurante stato di ansia della vittima o la necessità di modificare le proprie abitudini di vita. Nella determinazione della pena, il giudice deve valutare in modo adeguato e congruo le circostanze aggravanti e attenuanti, motivando in modo esaustivo il giudizio di bilanciamento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. MORELLI Francesca - rel. Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 25/02/2016 della CORTE APPELLO di TORINO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 22/02/2017, la relazione svolta dal Consigliere FRANCESCA MORELLI;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. LORI Perla, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Con la sentenza impugnata, la Corte d'A…

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