Il versamento in conto finanziamento effettuato dai soci di una società in difficoltà finanziaria, anche se non espressamente pattuito con termine di rimborso, deve ritenersi soggetto a una scadenza implicita collegata al superamento della situazione di crisi della società stessa, sicché il rimborso anticipato rispetto a tale termine è inefficace nei confronti del fallimento ai sensi dell'art. 65 l.fall. Analogamente, i versamenti in conto aumento di capitale, pur non incrementando immediatamente il capitale sociale, non danno luogo a crediti esigibili nel corso della vita della società, potendo essere chiesti in restituzione dai soci solo per effetto dello scioglimento della società e nei limiti dell'eventuale residuo attivo del bilancio di liquidazione. La ripartizione dei rimborsi tra i soci può essere effettuata in via presuntiva sulla base della proporzione con le quote di partecipazione, senza che i soci debbano fornire la prova di una diversa misura. Infine, il trasferimento di beni in pagamento di un credito, integrando gli estremi della datio in solutum, costituisce un pagamento con mezzi anormali ai sensi dell'art. 67, comma 1, n. 2, l.fall., senza che sia necessario accertare la consapevolezza o il timore del creditore di non poter conseguire altrimenti il soddisfacimento del proprio credito.