Il ricorso per cassazione è inammissibile qualora non sia stato notificato ad alcuno, abbia ad oggetto un provvedimento della Prefettura e non risulti redatto nel rispetto delle prescrizioni formali dettate dall'art. 366 c.p.c. In tali ipotesi, il ricorrente è tenuto al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per la stessa impugnazione dichiarata inammissibile, ai sensi dell'art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, introdotto dalla L. n. 228 del 2012, art. 1, comma 17. Il principio di diritto affermato dalla Corte di Cassazione mira a sanzionare il ricorso manifestamente inammissibile, al fine di disincentivare l'abuso del processo e garantire il corretto funzionamento del sistema giudiziario. La massima valorizza l'esigenza di rispettare i requisiti formali e procedurali previsti dalla legge per l'accesso alla Corte di Cassazione, quale giudice di legittimità, al fine di assicurare l'ordinato e razionale svolgimento del giudizio di legittimità. Essa si fonda sui principi di economia processuale, ragionevole durata del processo e responsabilizzazione delle parti, sanciti dagli artt. 111 e 117 Cost. La Corte, nel dichiarare l'inammissibilità del ricorso, ha inteso preservare l'integrità e l'efficienza del sistema giurisdizionale, evitando che il processo venga utilizzato in modo improprio e con finalità meramente dilatorie.