Cassazione penale Sez. V sentenza n. 24027 del 23 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:24027PEN

Massima

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Il dolo specifico, quale elemento soggettivo del reato di accesso abusivo a sistema informatico protetto, non può essere desunto automaticamente dalla mera detenzione di strumenti idonei allo scopo, ma deve essere accertato in concreto sulla base di elementi probatori che dimostrino la finalità di trarre profitto o altro vantaggio dalla condotta illecita. Pertanto, l'assoluzione dell'imputato per il reato di cui all'art. 615-quater c.p. è legittima qualora il giudice di merito, sulla base di una congrua motivazione, escluda l'esistenza del dolo specifico in ragione dell'assenza di prove circa l'effettiva volontà dell'agente di accedere abusivamente ai sistemi informatici protetti e di trarne un indebito vantaggio, come nel caso in cui non siano stati rinvenuti presso l'imputato i mezzi concretamente idonei a realizzare lo sblocco dei telefoni cellulari e non emergano contatti finalizzati al "craccaggio" dei dispositivi. In tali ipotesi, la valutazione del giudice di merito, che abbia adeguatamente motivato il proprio convincimento, non è sindacabile in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE ((omissis)) - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - Consigliere

Dott. FERRUA Giuliana - Consigliere

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Procuratore Generale presso la Corte di appello di Genova;

avverso la sentenza emessa il 9-7-09 dalla Corte di appello di Genova;

nel procedimento a carico di:

Vi. Fa. ;

Visti gli atti, la sentenza denunciata ed il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere Dott. ((omissis));

Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. ((omissis)), che ha concluso per l'an…

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