Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 18650 del 17 maggio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:18650PEN

Massima

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Il diritto di difesa dell'imputato, pur ampio e garantito, non può essere esercitato attraverso condotte calunniose che esulino dal mero esercizio di tale diritto. Pertanto, quando l'imputato, nel corso del procedimento a suo carico, non si limiti a negare la veridicità delle dichiarazioni a lui sfavorevoli, ma assuma ulteriori iniziative dirette a coinvolgere indebitamente persone di cui conosce l'innocenza, determinando così la possibilità dell'inizio di un'indagine penale a loro carico, tale condotta esorbitante dai limiti funzionali del diritto di difesa integra gli estremi del delitto di calunnia, non potendo essere scriminata dall'articolo 51 del codice penale. L'elemento soggettivo del delitto di calunnia, infatti, sussiste anche quando l'imputato, pur agendo nell'esercizio del diritto di difesa, rediga personalmente un atto giudiziario contenente false incolpazioni nei confronti di un pubblico ufficiale, in quanto tale condotta travalica i limiti posti dalla legge al corretto esercizio di tale diritto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - rel. Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. FAZIO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ai. Ro. , nato il giorno (OMESSO);

avverso la sentenza 16 maggio 2007 della Corte di appello di Genova, che ha confermato la decisione 31 marzo 2005 del Tribunale di Genova, di condanna per il reato di calunnia in danno del m.llo dei Carabinieri Sa. , consumata nella personale redazione dell'atto di appello contro la sentenza di furto, emessa nei suoi confronti dal Pretore di Genova il 24 novembre 1998.

Visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso.

Udita la re…

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