Il notaio, in qualità di pubblico ufficiale incaricato della redazione di atti pubblici di compravendita, è tenuto a verificare la sussistenza dei presupposti di legittimità e veridicità dei negozi giuridici che riceve, non potendo limitarsi a una mera attestazione formale delle dichiarazioni rese dalle parti. Pertanto, qualora il notaio sia consapevole della falsità dei presupposti relativi alla titolarità dei beni in capo ai pretesi alienanti, egli non può prestare la propria attività professionale nella stipula degli atti, essendo altrimenti configurabile il reato di falso ideologico in atto pubblico. L'utilizzo di uno schema negoziale, come la vendita a rischio e pericolo ex art. 1488 c.c., non esclude la responsabilità penale del notaio, qualora egli abbia piena consapevolezza della mancanza di titolarità dei venditori sui beni oggetto di trasferimento. In tali casi, il notaio non può invocare la minore pubblica fede degli atti da lui rogati, essendo tenuto a verificare la veridicità dei presupposti negoziali, a prescindere dalla forma contrattuale adottata.