Cassazione penale Sez. II sentenza n. 23085 del 4 giugno 2009

ECLI:IT:CASS:2009:23085PEN

Massima

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Il delitto di estorsione si configura quando l'agente, mediante minaccia o violenza, costringe taluno a procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, a prescindere dall'effettiva esistenza di un credito vantato dall'agente nei confronti della vittima. La mera asserzione di un credito, in assenza di riscontri probatori, non è sufficiente a configurare il meno grave reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Ai fini della configurabilità del reato di estorsione, non rileva l'unicità del fine perseguito dall'agente, essendo necessaria anche la contestualità temporale delle singole condotte estorsive, intese come autonomi tentativi di reato unificabili solo attraverso il vincolo della continuazione. La concessione delle attenuanti generiche è rimessa alla valutazione discrezionale del giudice di merito, la cui decisione è incensurabile in sede di legittimità, salvo che non risulti manifestamente illogica o priva di adeguata motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ESPOSITO Antonio - Presidente

Dott. GENTILE Mario - Consigliere

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamill - Consigliere

Dott. MANNA Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

LO. Gi. , nato in (OMESSO);

FA. Nu. nato in (OMESSO);

Avverso la sentenza 18.3.2005 della Corte d'Appello di Bari;

Sentita la relazione fatta dal Consigliere Dr. DE CRESCIENZO Ugo;

Sentite le conclusioni del Procuratore Generale dr. MURA Antonio, il quale ha chiesto il rigetto del ricorso.

OSSERVA

LO. Gi. e FA. Nu. , per il tramite del loro difensore ricorrono per Cassazione avverso la sentenza 18.3.2005 con la quale la Corte d'Appello di Bari,…

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