Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 34533 del 23 settembre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:34533PEN

Massima

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Il giudice può ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza ai fini dell'applicazione di una misura cautelare, anche sulla base delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, purché previamente ne abbia vagliato la credibilità e attendibilità intrinseca, nonché la circostanzialità e pregnanza accusatoria delle loro affermazioni in ordine alla parabola criminale degli indagati e al loro inserimento nel contesto associativo di riferimento. L'appartenenza del collaboratore a un clan rivale rispetto a quello degli indagati può essere considerata un elemento che rafforza l'attendibilità della sua chiamata in correità, anche se indiretta, così come il collegamento del collaboratore al medesimo clan degli indagati può giustificare il peso attribuito alle sue dichiarazioni. Il giudice non è tenuto a dare specifico rilievo a elementi di prova, come conversazioni telefoniche, che non risultino direttamente e significativamente incidenti sulla valutazione complessiva degli indizi a carico degli indagati.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio S. - Presidente

Dott. MILO Nicola - Consigliere

Dott. GRAMENDOLA Francesco - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - rel. Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) BO. RO. N. IL (OMESSO);

2) GA. GI. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 2329/2011 TRIB. LIBERTA' di NAPOLI, del 11/04/2011;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ARTURO CORTESE;

sentite le conclusioni del PG, Dott. SELVAGGI Eugenio che ha chiesto dichiararsi inammissibili i ricorsi.

FATTO

I ricorrenti Bo. Ro. e Ga. Gi. impugnano per cassazione…

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