Cassazione penale Sez. I sentenza n. 46611 del 18 novembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:46611PEN

Massima

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Il giudice cautelare, nel valutare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza ai fini dell'applicazione di una misura cautelare personale, deve fondarsi su un giudizio prognostico di "elevata probabilità di colpevolezza", basato su elementi indiziari certi, di natura logica o rappresentativa, che, pur non dimostrando la responsabilità dell'indagato oltre ogni ragionevole dubbio, siano tuttavia idonei a far desumere, con elevata probabilità, l'attribuzione del reato al medesimo. Tale valutazione deve procedere applicando, tra le altre, le disposizioni contenute nell'articolo 192 c.p.p., commi 3 e 4, che delineano i confini del libero convincimento del giudice cautelare. Il sindacato di legittimità della Corte di Cassazione è limitato all'esame del contenuto dell'atto impugnato e alla verifica dell'assenza di illogicità evidente, ossia dell'adeguatezza e della congruenza del tessuto argomentativo riguardante la valutazione degli elementi indiziari rispetto ai canoni della logica e ai principi di diritto che ne governano l'apprezzamento, senza che possa integrare vizio di legittimità la mera prospettazione di una diversa, e per il ricorrente più adeguata, valutazione delle risultanze delle indagini. Quanto alle esigenze cautelari, il requisito della attualità del pericolo di reiterazione del reato, introdotto dalla L. 16 aprile 2015, n. 47 nel testo dell'articolo 274 c.p.p., comma 1, lettera c), impone al giudice l'onere di motivare sulle ragioni per cui ritiene sussistenti entrambi i presupposti (concretezza e attualità) per l'applicazione od il mantenimento di una misura cautelare. Il requisito dell'attualità non va equiparato all'imminenza del pericolo di commissione di un ulteriore reato, ma sta invece a indicare la continuità del periculum libertatis nella sua dimensione temporale, che va apprezzata sulla base della vicinanza ai fatti in cui si è manifestata la potenzialità criminale dell'indagato, ovvero della presenza di elementi indicativi recenti, idonei a dar conto della effettività del pericolo di concretizzazione dei rischi che la misura cautelare è chiamata a realizzare. Pertanto, il giudizio prognostico non deve essere ancorato all'individuazione di occasioni prossime facilitanti la riproduzione del reato, quanto piuttosto alla rigorosa e complessiva valutazione dei comportamenti e delle modalità di realizzazione dei fatti attribuiti al soggetto, anche alla stregua del dato temporale e della presenza/assenza di recenti elementi indicativi della presenza del pericolo che la misura cautelare è chiamata a neutralizzare.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. TARDIO Angela - Presidente

Dott. VANNUCCI Marco - Consigliere

Dott. FIORDALISI Domenico - Consigliere

Dott. BIANCHI Michele - Consigliere

Dott. RENOLDI Car - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del Tribunale del riesame di Salerno in data 20/5/2019;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Dott. ((omissis));
udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale, Dott.ssa ((omissis)), che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza in data 20/5/2019, il Tribunale del riesame di Salerno confermo' l'ordinanza …

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