Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 27836 del 7 luglio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:27836PEN

Massima

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Il nesso causale tra la condotta dell'agente e l'evento dannoso non viene interrotto dalla mera preesistenza di una patologia grave nella vittima, salvo che si tratti di un evento del tutto imprevedibile e anomalo, estraneo al normale decorso causale innescato dalla condotta dell'imputato. Ai fini dell'interruzione del nesso causale ex art. 41 comma 2 c.p., è necessario che il sopravvenuto fattore causale sia tale da escludere in modo assoluto e definitivo il ruolo della condotta dell'agente come concausa dell'evento, in quanto si tratta di un evento del tutto eccezionale e imprevedibile, non ricollegabile in alcun modo all'azione od omissione dell'imputato. Pertanto, la mera preesistenza di una grave patologia nella vittima non è di per sé sufficiente a interrompere il nesso causale, ove la condotta dell'agente abbia comunque contribuito in maniera determinante all'evento lesivo, in assenza di fattori causali sopravvenuti del tutto anomali ed eccezionali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. AGRO' Antonio - Consigliere

Dott. GRAMENDOLA Francesco P. - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

TR. Co. , nato il (OMESSO);

avverso la sentenza della Corte di appello di Catania in data 13 febbraio 2006.

Visti gli atti, la decisione impugnata ed il ricorso.

Sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ((omissis)).

Udito il Procuratore Generale Dott. ((omissis)) che ha concluso per il rigetto del ricorso.

CONSIDERATO IN FATTO E IN DIRITTO

Tr.Co. ricorre avverso la sentenza della C…

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