Il possesso o l'esibizione di un documento di identità falso da parte di un soggetto, a richiesta di un pubblico ufficiale, integra il reato di false dichiarazioni sulla propria identità personale di cui all'art. 496 c.p., in quanto tale condotta equivale, sul piano della lesione del bene giuridico protetto dalla norma, all'indicazione orale di false generalità. Pertanto, il reato di cui all'art. 496 c.p. non è assorbito da quello di possesso di documenti di identità falsi di cui all'art. 497-bis c.p., in quanto quest'ultima fattispecie punisce il mero possesso o fabbricazione del documento, indipendentemente dalla sua successiva utilizzazione, mentre il delitto di false dichiarazioni sulla propria identità presuppone l'effettiva utilizzazione del documento falso per sostituire la propria identità. Ne consegue che i due reati concorrono, non essendo configurabile un rapporto di specialità o di assorbimento tra le due fattispecie, in quanto la condotta di cui all'art. 496 c.p. costituisce un fatto ulteriore e autonomo rispetto a quella sanzionata dall'art. 497-bis c.p.