Tribunale Amministrativo Regionale Campania - Napoli sentenza n. 3570 del 2023

ECLI:IT:TARNA:2023:3570SENT

Massima

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Il provvedimento interdittivo antimafia costituisce la massima anticipazione da parte dell'ordinamento di tutela preventiva intesa come risposta dello Stato al crimine organizzato, perseguendo il fondamentale e predominante obiettivo di salvaguardare i principi di trasparenza e libertà dell'agire contrattuale della pubblica amministrazione nei riguardi di soggetti imprenditoriali che possano risultare collegati, conniventi ovvero soggiacenti rispetto a situazioni, accadimenti e persone volti ad agevolare, anche in modo indiretto, le attività criminose o esserne in qualche modo condizionati. L'interdittiva antimafia, per la sua natura cautelare e per la sua funzione di massima anticipazione della soglia di prevenzione, non richiede la prova di un fatto, ma solo la presenza di una serie di indizi in base ai quali non sia illogico o inattendibile ritenere la sussistenza di un collegamento con organizzazioni mafiose o di un condizionamento da parte di queste. Non occorre la prova dell'infiltrazione mafiosa, bensì soltanto la sussistenza di elementi sintomatico-presuntivi dai quali, secondo un giudizio prognostico latamente discrezionale, sia deducibile il pericolo d'ingerenza da parte della criminalità organizzata. Tali elementi vanno considerati in modo unitario e non atomistico, rilevando nel loro complesso, poiché una visione 'parcellizzata' di un singolo elemento, o anche di più elementi, non può che far sbiadire per ciascuno di essi la sua portata nel legame sistematico con gli altri. L'interdittiva antimafia può legittimamente fondarsi anche su fatti risalenti nel tempo, purché dall'analisi del complesso delle vicende esaminate emerga, comunque, un quadro indiziario idoneo a giustificare il necessario giudizio di attualità e di concretezza del pericolo di infiltrazione mafiosa nella gestione dell'attività d'impresa. Il mero decorso del tempo non smentisce quindi la persistenza di vincoli e sodalizi e, comunque, non dimostra da solo l'interruzione di questi, se non corroborato da ulteriori e convincenti elementi di segno contrario. L'infiltrazione mafiosa, per la natura stessa delle organizzazioni criminali dalla quale promana e per la durevolezza dei legami che essi instaurano con il mondo imprenditoriale, ha difatti una stabilità e, insieme, una mutevolezza di forme, economiche e giuridiche, capace di sfidare il più lungo tempo e di occupare il più ampio spazio disponibile. La valutazione del rischio di inquinamento mafioso deve basarsi sul criterio del "più probabile che non", cosicché gli elementi posti a base dell'informativa possono essere anche non penalmente rilevanti o non costituire oggetto di procedimenti o di processi penali o possono anche essere già stati oggetto del giudizio penale, con esito di proscioglimento o di assoluzione, di tal che la valutazione discrezionale del Prefetto risulta sindacabile in sede giurisdizionale solo in caso di manifesta illogicità, irragionevolezza e travisamento dei fatti.

Sentenza completa

Pubblicato il 09/06/2023

N. 03570/2023 REG.PROV.COLL.

N. 03754/2019 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania

(Sezione Prima)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 3754 del 2019, proposto da:
- -OMISSIS-, in persona dell’amministratore e legale rappresentante pro tempore;
- -OMISSIS-in persona dell’amministratore e legale rappresentante pro tempore;
rappresentati e difesi dall'avvocato ((omissis)), con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e domicilio eletto presso il suo studio in Napoli, viale Gramsci n. 16;

contro

Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo (UTG) di Caserta, in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentato e difeso dall'Avvocatura Distrettuale dello Stato di Napoli, domiciliataria ex lege in Napoli,…

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