Cassazione penale Sez. V sentenza n. 15395 del 3 aprile 2014

ECLI:IT:CASS:2014:15395PEN

Massima

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Il falso materiale e l'uso di atti falsi, anche se finalizzati al conseguimento di un credito, integrano il reato di truffa e non possono essere giustificati dalla pretesa di un credito, anche se fondato su rapporti contrattuali o di lavoro, in assenza di prova certa della loro esistenza e del loro ammontare. La falsità delle firme apposte sugli assegni e sui documenti contrattuali, accertata anche attraverso consulenze tecniche, esclude la riferibilità degli stessi all'effettivo titolare del conto corrente e del rapporto contrattuale, determinando la responsabilità penale per i reati di furto, falsità e truffa, a prescindere dalla sussistenza di un credito vantato dall'imputato. L'attivazione giudiziaria per il riconoscimento di un credito, anche se parzialmente accolta, non esclude la configurabilità dei reati suddetti, in quanto la conflittualità tra le parti e il mancato riconoscimento dell'intero credito vantato lasciano presumere che l'imputato abbia proceduto a una sorta di autoliquidazione dello stesso, mediante la presentazione all'incasso di assegni falsi. La mancata motivazione sulla richiesta di riconoscimento delle attenuanti generiche e sulla determinazione della pena, in assenza di elementi specifici addotti dall'imputato a suo favore, non determina vizi della sentenza, in quanto rientra nel potere discrezionale del giudice di merito la valutazione della gravità del fatto e della personalità dell'imputato ai fini della commisurazione della pena.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo M. - Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. POSITANO Gabriele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 504/2013 CORTE APPELLO di MILANO, del 25/06/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 06/03/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO SETTEMBRE;

Udito il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, Dr. Aniello Roberto, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

Udito, per la parte civile, l'avv. (OMISSIS), …

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