Il reato di violenza privata di cui all'art. 610 c.p. si configura quando l'agente, mediante qualsiasi mezzo idoneo a privare coattivamente l'offeso della libertà di determinazione e di azione, costringe quest'ultimo a fare, tollerare od omettere qualcosa. Tale requisito della violenza può essere integrato anche da una "violenza impropria", che si realizza attraverso l'utilizzo di mezzi anomali diretti ad esercitare pressioni sulla volontà altrui, impedendone la libera determinazione, come nel caso di parcheggio di un'autovettura in modo da bloccare il passaggio e impedire l'accesso alla parte lesa. Ai fini della configurabilità del reato di violenza privata, non rileva che l'agente sia animato dal fine di esercitare un diritto, essendo sufficiente la mera volontà di coartare la libertà di determinazione e di azione della persona offesa. L'errore dell'agente sulla possibilità di procedere all'arresto ai sensi dell'art. 383 c.p.p. non integra una causa di esclusione della punibilità, in quanto si tratta di un mero errore di diritto che non vale ad escludere la responsabilità penale.