Cassazione penale Sez. I sentenza n. 14356 del 7 aprile 2008

ECLI:IT:CASS:2008:14356PEN

Massima

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Il militare che, pur essendo agente di polizia giudiziaria, si impossessa indebitamente di beni di proprietà dell'amministrazione militare, non può invocare la scusante del ritrovamento casuale, dovendo invece provvedere alla restituzione e alla doverosa segnalazione, in quanto tale condotta integra il reato di furto militare, non essendo rilevante ai fini della configurabilità del reato né il valore dei beni sottratti, né il numero di essi ceduti a terzi, atteso che l'elemento soggettivo del dolo è integrato dalla consapevolezza dell'appartenenza dei beni all'amministrazione militare e dall'intenzionale appropriazione degli stessi. La valutazione della credibilità delle testimonianze a discarico rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, il cui apprezzamento è incensurabile in sede di legittimità se sorretto da motivazione congrua e immune da vizi logici.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SILVESTRI Giovanni - Presidente

Dott. SIOTTO Maria Cristina - Consigliere

Dott. VECCHIO Massimo - Consigliere

Dott. ROMBOLA' Marcello - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M. S - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) MA. AL., N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 09/10/2007 CORTE MILITARE APPELLO di ROMA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dr. VECCHIO MASSIMO;

Udito il Procuratore Generale Militare in persona del Dr. Gorino Vittorio, che ha concluso per l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata previa qualificazione del fatto come violazione dell'articolo 236 c.p.m.p., u.c.;<…

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