Il provvedimento di concessione di un finanziamento pubblico può essere legittimamente revocato in autotutela dall'amministrazione concedente qualora emerga che il beneficiario abbia corrisposto un acconto sul prezzo di acquisto del bene oggetto del finanziamento in data anteriore alla presentazione della domanda di agevolazione, in violazione della disciplina di riferimento che richiede che gli investimenti siano avviati solo successivamente alla presentazione della domanda. Tale vizio originario di legittimità del provvedimento concessorio legittima l'amministrazione a procedere all'annullamento d'ufficio dello stesso ai sensi dell'art. 21-nonies della L. 241/1990, senza che rilevi né il momento della consegna del bene acquistato né quello della stipula del contratto di acquisto, atteso che la data di avvio dell'investimento, ai fini dell'ammissibilità del finanziamento, è individuata nel primo impegno giuridicamente vincolante assunto dal beneficiario. L'impugnazione del provvedimento di revoca/annullamento d'ufficio deve essere proposta entro il termine di decadenza di 60 giorni dalla sua comunicazione o conoscenza, senza che sia necessaria la notifica formale dello stesso, essendo sufficiente la mera comunicazione o la conoscenza di fatto. La deduzione della nullità del provvedimento impugnato, non proposta in primo grado, è inammissibile in sede di appello, in applicazione del divieto di nova previsto dall'art. 104, comma 1, c.p.a.