Cassazione penale Sez. V sentenza n. 2646 del 21 gennaio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:2646PEN

Massima

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Il diritto di critica, pur essendo riconosciuto, non può essere esercitato in modo tale da integrare il reato di ingiuria. Affinché la condotta possa essere scriminata dalla provocazione, è necessario che il fatto ingiusto posto a base della reazione offensiva sia di gravità tale da giustificare la reazione stessa, valutata in relazione alle circostanze concrete del caso. Pertanto, la mera critica, anche aspra, rivolta all'altrui operato professionale, non integra di per sé un fatto ingiusto idoneo a scriminare la successiva condotta ingiuriosa, qualora tale critica rientri nell'esercizio del diritto di manifestare il proprio dissenso e di esprimere un giudizio negativo sull'operato altrui. Inoltre, ai fini della configurabilità del reato di minaccia, è necessario che la condotta sia idonea a ingenerare nel soggetto passivo un fondato timore di subire un danno ingiusto e imminente, valutata in relazione alle circostanze concrete del caso e non sulla base di una mera plausibilità di contributi testimoniali non meglio precisati.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. CATENA Rossella - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
1. (OMISSIS), nato a (OMISSIS);
quale parte civile nel procedimento nei confronti di:
2. (OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 25/09/2013 del Tribunale di Viterbo;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Carlo Zaza;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale SELVAGGI Eugenio, che ha concluso per l'inammissibilita' de…

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