Il rapporto tra i medici convenzionati esterni e le unità sanitarie locali, pur se finalizzato a soddisfare e tutelare le esigenze di salute pubblica, configura un rapporto libero-professionale di natura privatistica con caratteri di parasubordinazione, ai sensi dell'art. 409, n. 3, c.p.c., in cui il medico vanta posizioni di diritto soggettivo e non di interesse legittimo. Di conseguenza, le controversie insorte in tale ambito rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario e non di quello amministrativo, il quale può tuttavia pronunciarsi in via incidentale sulla legittimità degli atti amministrativi incidenti sul rapporto. Il giudice amministrativo, pertanto, è privo di giurisdizione per conoscere delle controversie relative alla cessazione del rapporto di convenzionamento tra il medico e l'unità sanitaria locale, essendo tale rapporto di natura privatistica e non di concessione di pubblico servizio. L'amministrazione sanitaria, infatti, non esercita nei confronti del medico convenzionato alcun potere autoritativo, se non quello di sorveglianza, non potendo incidere unilateralmente, limitando o degradando ad interessi legittimi le posizioni di diritto soggettivo derivanti al professionista dal rapporto di lavoro autonomo.