La variante urbanistica che modifica la destinazione di un'area pubblica, incrementandone in misura superiore al 10% la potenzialità edificatoria, è soggetta al previo parere di conformità della Regione, ai sensi dell'art. 17, comma 2, della legge regionale n. 5 del 2010. Tale obbligo di approvazione regionale non può essere eluso interpretando restrittivamente la norma, in modo da renderla applicabile soltanto quando l'incremento volumetrico interessi l'intero territorio comunale. Al contrario, la previsione legislativa mira a semplificare l'iter di formazione dei piani comunali di dismissione degli immobili pubblici, ma solo laddove non vi siano significative modifiche alla situazione urbanistica dei singoli lotti posti in vendita. Diversamente, quando l'ente locale intenda favorire l'acquisto da parte di privati attraverso l'approvazione di varianti "premiali" che aumentino in misura superiore al 10% gli indici edificatori, permane l'obbligo di sottoporre la delibera comunale al controllo di compatibilità della Regione, al fine di verificarne la conformità agli strumenti di pianificazione sovraordinata. Il mancato rispetto di tale adempimento determina l'illegittimità della variante urbanistica e degli atti successivi, come l'avviso di asta pubblica per l'alienazione del lotto interessato.