Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25063 del 1 luglio 2002

ECLI:IT:CASS:2002:25063PEN

Massima

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Il diritto di critica, pur ampio, non può essere esercitato in modo da superare il limite della continenza, essendo suscettibile di ulteriori illecite lesioni anche della reputazione già compromessa. Pertanto, le espressioni offensive e diffamatorie, anche se pronunciate in un contesto di critica, integrano i reati di ingiuria e diffamazione, salvo che non ricorrano i presupposti per l'applicazione degli istituti della particolare tenuità del fatto o della estinzione del reato per condotte riparatorie, la cui valutazione è rimessa al giudice di merito. Inoltre, la parte civile, una volta ammessa, ha diritto di partecipare a tutte le fasi successive del procedimento, ivi compreso il giudizio di appello instaurato a seguito di gravame del pubblico ministero avverso una sentenza di assoluzione, con conseguente diritto al rimborso delle spese di tale grado di giudizio, anche in assenza di impugnazione da parte della stessa.

Sentenza completa

SVOLGIMENTO DEL PROCEDIMENTO E MOTIVI DELLA DECISIONE
Con sentenza 7.7.00 il Tribunale di Firenze assolveva R. F. dal reato di ingiuria (ascrittogli per avere, nel dicembre 94, offeso l'onore ed il decoro del sindacalista B. V. dicendogli che era un venduto e che vendeva la pelle dei lavoratori; capo A) e da quello di percosse (ascrittogli per avere nelle stesse circostanze di cui al capo precedente percosso il B. prendendolo a schiaffi; capo B) con la formula "perché il fatto non costituisce reato"; assolveva il medesimo e T. F. dal reato di diffamazione (loro contestato per avere nel dicembre del 94, in occasione di una riunione presso la Filcams, alla quale partecipavano vari lavoratori, offeso la reputazione di B. V. dicendo che era un delinquente politico e che vendeva la pelle dei lavoratori; capo C) rispettivamente per non avere commesso il fatto e perché il fatto non costituisce reato.
A seguito di gravame del P.G. la Corte di appello in data 5.7.01 dic…

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