Il diritto di critica politica non può fondarsi su fatti non corrispondenti al vero o solo parzialmente riferiti, in quanto la diffamazione sussiste quando le affermazioni contenute in una nota, anche se inviate agli organi dirigenti di un partito politico, risultano oggettivamente lesive dell'onorabilità della persona offesa a causa della non corrispondenza al vero dei precedenti penali attribuiti alla stessa, in particolare laddove si ometta di precisare che la condanna riportata non era in giudicato, bensì successivamente annullata, e che la richiesta di rinvio a giudizio era stata seguita da una sentenza di non luogo a procedere. La diffusione della nota diffamatoria può essere provata non solo dalle dichiarazioni della parte offesa, ma anche da testimoni estranei, senza che rilevi l'assenza della nota originale in atti, atteso che la sua ricezione da parte degli organi destinatari può essere desunta da altre fonti probatorie. Pertanto, la condanna per il reato di diffamazione è legittima laddove la valutazione delle prove compiuta dai giudici di merito risulti adeguatamente motivata.