Cassazione penale Sez. V sentenza n. 26133 del 3 luglio 2024

ECLI:IT:CASS:2024:26133PEN

Massima

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Il reato di minaccia, quale reato di pericolo, va valutato in relazione alle concrete circostanze del fatto, considerando il contesto comunicativo e la relazione tra le parti, senza che sia necessario l'effettivo verificarsi di un sentimento di intimidazione nella persona offesa. Pertanto, l'apprezzamento delle espressioni adoperate dall'agente non può prescindere da un esame completo che includa anche la premessa delle stesse, ossia il messaggio al quale rispondono, al fine di coglierne il reale significato, senza limitarsi a una valutazione suggestiva di singole frasi isolate. Eventuali atteggiamenti minacciosi o provocatori della persona offesa possono eventualmente integrare una circostanza che diminuisca la gravità del reato, ma non incidono sulla sussistenza della fattispecie.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta da:

Dott. CATENA Rossella - Presidente

Dott. DE MARZO Giuseppe - Relatore

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. CIRILLO Pierangelo - Consigliere

Dott. BIFULCO Daniela - Consigliere

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Ca.Va. nato a I il (Omissis);
avverso la sentenza del 23/11/2023 del GIUDICE DI PACE di COMO;
visti gli atti, il provvedimento scritte del Sostituto Procuratore Generale, dott. ssa Francesca Ceroni, la quale ha chiesto l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere GIUSEPPE DE MARZO;
lette le conclusioni nonché memoria nell'interesse dell'imputata.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 23 novembre 2023 il Giudice di pace di Como ha, previa concessione delle circostanze attenuan…

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