La revoca di contributi, finanziamenti, agevolazioni e altre erogazioni pubbliche disposta ai sensi degli artt. 92, comma 3, e 94, comma 2, del d.lgs. n. 159/2011 (c.d. Codice antimafia) a seguito di sopravvenuta informazione antimafia interdittiva non costituisce un nuovo provvedimento adottato in autotutela dall'amministrazione, ma un mero atto ricognitivo che constata l'avvenuta verificazione della condizione risolutiva afferente al contributo ancora precario. Tale revoca non è soggetta alla disciplina del "pagamento del valore delle opere già eseguite e il rimborso delle spese sostenute per l'esecuzione del rimanente, nei limiti delle utilità conseguite", prevista per i soli contratti di appalto di lavori, servizi e forniture, in quanto nel caso di finanziamenti pubblici non si realizza alcuna "utilità" per l'amministrazione, ma solo il venir meno dell'interesse pubblico sotteso all'erogazione del contributo, a prescindere dalla completa e corretta realizzazione del programma finanziato. L'accertamento della insussistenza della capacità del soggetto beneficiario ad essere parte del rapporto con l'amministrazione pubblica, anche se tardivo, determina la nullità del provvedimento di concessione del finanziamento, senza che possa rilevare la pubblica utilità conseguita con la realizzazione dell'opera finanziata.