Il Comune, nell'esercizio della propria discrezionalità amministrativa, può modificare la destinazione d'uso di un immobile di sua proprietà locato ad una società per l'erogazione di servizi socio-sanitari, purché tale scelta sia adeguatamente motivata e non contrasti con precedenti determinazioni che hanno ingenerato un legittimo affidamento nella società conduttrice. In particolare, il Comune deve tener conto dell'interesse pubblico sotteso alle precedenti autorizzazioni e valutare attentamente le esigenze della collettività, senza limitarsi a dare atto di una generica "diversa valutazione degli interessi pubblici coinvolti". La modifica della destinazione d'uso, inoltre, non può essere disposta in modo arbitrario o irragionevole, ma deve essere sorretta da un'istruttoria adeguata e da una motivazione che dia conto del mutamento di circostanze o di valutazioni rispetto al passato. Il principio di buona fede e correttezza nell'agire amministrativo impone al Comune di non venire contra factum proprium, tutelando il legittimo affidamento ingenerato nella società conduttrice dalle precedenti determinazioni.