Cassazione penale Sez. V sentenza n. 26037 del 22 giugno 2016

ECLI:IT:CASS:2016:26037PEN

Massima

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Il soggetto che, pur formalmente rivestendo la qualifica di dipendente, di fatto esercita poteri di amministrazione e gestione di una società, concorrendo con gli amministratori formali nella distrazione di risorse patrimoniali della società, risponde del reato di bancarotta fraudolenta per distrazione. Ciò anche quando il soggetto risulti fallito in precedenza e pertanto impossibilitato ad assumere cariche formali, essendo in tal caso riconducibile a lui, unitamente agli amministratori formali, la gestione e il controllo della società mediante l'utilizzo di prestanomi. La condotta distrattiva, la costituzione di una nuova società per proseguire l'attività senza rispondere dei debiti della precedente, nonché la condotta processuale del soggetto, possono escludere la concessione delle circostanze attenuanti generiche, anche in presenza di incensuratezza, in quanto elementi idonei a evidenziare la gravità della condotta e l'assenza di ravvedimento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. CATENA Rossell - rel. Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. FIDANZIA Andrea - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 06/05/2015 della Corte di Appello di Milano;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza impugnata la Corte di Appello di Milano confermava la sentenza del Tribunale di M…

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