Cassazione penale Sez. I sentenza n. 27860 del 26 giugno 2013

ECLI:IT:CASS:2013:27860PEN

Massima

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Il decreto di applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale deve essere adeguatamente motivato, con riferimento a elementi concreti e specifici che dimostrino l'attuale e concreta pericolosità sociale del soggetto, senza limitarsi ad una mera elencazione di precedenti penali di modesta entità o di procedimenti penali non definitivi. La valutazione della pericolosità sociale, pur potendo fondarsi su base indiziaria, deve essere sorretta da un'adeguata e logica argomentazione che dia conto della gravità e dell'idoneità dei fatti pregressi a supportare il giudizio di pericolosità, tenendo conto anche delle deduzioni difensive che evidenzino la reale consistenza e la lieve entità dei fatti addebitati. Il decreto che si limiti ad affermazioni apodittiche, scollegate dalla reale portata dei precedenti penali, risulta affetto da vizio di motivazione apparente, censurabile in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GIORDANO Umberto - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. CAIAZZO ((omissis)) - Consigliere

Dott. BONITO Francesco - rel. Consigliere

Dott. BONI Monica - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso il decreto n. 17/2012 CORTE APPELLO di CATANIA, del 23/10/2012;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. FRANCESCO MARIA SILVIO BONITO;

lette le conclusioni del PG Dott. IZZO Gioacchino, il quale ha concluso per la inammissibilita' del ricorso.

OSSERVA IN FATTO ED IN DIRITTO

1. La Corte di appello di Catania, con decreto del 23 ottobre 2012, rigettava il gravame proposto da (OMISSIS) avverso il provvedimento c…

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