Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33257 del 28 luglio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:33257PEN

Massima

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Il diritto di critica giornalistica, pur essendo riconosciuto come limite al reato di diffamazione, non può essere invocato quando l'informazione resa al pubblico risulta parziale, capziosa e suscettibile di pregiudicare ingiustamente la reputazione altrui, anche nell'ambito lavorativo. Affinché la scriminante del diritto di critica possa trovare applicazione, è necessario che l'informazione diffusa sia veritiera, completa e rispettosa della continenza espressiva, senza attribuire intenzionalmente una condotta illecita alla persona offesa. Pertanto, la mera esistenza di rapporti di amicizia o di collaborazione tra la persona offesa e soggetti indagati, se non adeguatamente contestualizzata, non è sufficiente a giustificare l'esercizio del diritto di critica, essendo invece necessario che il giornalista dimostri la rilevanza sociale della notizia e la correttezza dell'informazione fornita al pubblico.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI ((omissis)) - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvan - rel. Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. DE MAIO Guido - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 964/2009 CORTE APPELLO di MESSINA, del 24/02/2014;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 09/03/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. SILVANA DE BERARDINIS;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)), che ha concluso per annullamento senza rinvio per prescrizione.

RITENUTO IN FATTO

Con sentenza in data 24.2.14 la Corte di Appello di Mes…

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