Il reato di associazione di tipo mafioso si configura anche in assenza della commissione di specifici reati-fine, essendo sufficiente la prova di un ruolo di rilievo e di responsabilità all'interno del sodalizio, come la gestione della cassa comune in cui confluiscono i proventi delle attività illecite. La partecipazione all'associazione può essere dimostrata anche attraverso plurime e convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, intercettazioni ambientali e telefoniche, nonché altri elementi di riscontro, senza che sia necessaria la prova della commissione di singoli reati-fine da parte del partecipe. Inoltre, la natura permanente del reato associativo non esclude la configurabilità della condotta di partecipazione anche per un periodo limitato di tempo, purché il contributo fornito risulti qualificato e significativo. Nell'ipotesi di concorso di più circostanze aggravanti ad effetto speciale, come l'aggravante del metodo mafioso, non trova applicazione la regola generale di cui all'art. 63 c.p., comma 4, ma l'autonoma disciplina derogatoria prevista dalla normativa speciale, che prevede un inasprimento della sanzione da un terzo alla metà. Il giudizio di bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il cui esercizio è sindacabile in sede di legittimità solo in caso di manifesta illogicità o irragionevolezza. La chiamata in correità di un concorrente, ai fini della prova del concorso nel reato, non richiede la piena sovrapponibilità dei contenuti narrativi, essendo sufficiente che le dichiarazioni convergano sul nucleo centrale e significativo della questione fattuale da decidere, con portata individualizzante rispetto alla persona dell'incolpato e alle imputazioni a lui ascritte. Inoltre, il risultato negativo della prova a discarico, qualora sia motivato in modo congruo e logico, può assurgere ad elemento di riscontro esterno idoneo a confermare l'attendibilità delle dichiarazioni del chiamante in correità. Infine, l'aggravante del metodo mafioso nel reato di estorsione può essere integrata anche dalla sola condotta di chi, in un territorio notoriamente soggetto all'influenza di consorterie mafiose, pretenda il pagamento di somme di denaro per assicurare protezione, senza necessità che la vittima conosca l'estortore e la sua appartenenza a un clan determinato, essendo sufficiente che il timore diffuso nella zona renda superfluo l'esplicito avvertimento mafioso.