Cassazione penale Sez. V sentenza n. 45366 del 7 novembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:45366PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La minaccia grave, prevista dall'art. 612 co. 2 c.p., è integrata dalla condotta di chi, impugnando un'arma impropria, profferisce frasi idonee a incutere timore nella persona offesa, a prescindere dalla funzione originaria dell'oggetto utilizzato, purché risulti accertato che esso sia stato brandito con finalità intimidatorie. Tuttavia, qualora il giudice ritenga che la condotta minacciosa sia stata provocata da un comportamento della persona offesa, tale circostanza deve essere adeguatamente valutata ai fini dell'applicazione dell'attenuante di cui all'art. 62 n. 2 c.p., con conseguente riduzione della pena. Inoltre, ove ricorrano i presupposti, il giudice deve verificare l'applicabilità della causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p. Infine, la pena per il delitto di minaccia grave deve essere determinata esclusivamente con la sanzione detentiva, essendo esclusa la pena pecuniaria congiunta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. SCARLINI Enrico V.S. - Consigliere

Dott. ROMANO Michele - rel. Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato in (OMISSIS);
avverso la sentenza del 22/06/2018 della Corte di appello di Trento;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Michele Romano;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Mignolo Olga, che ha concluso chiedendo che il ricorso sia rigettato.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza indicata in epigrafe la Corte di appello di Trento ha confermato la sentenza del Tribunale di T…

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