Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 11634 del 13 novembre 2000

ECLI:IT:CASS:2000:11634PEN

Massima

Massima ufficiale
Il riconoscimento della sussistenza dell'esimente dell'adempimento del dovere, nell'ipotesi di un cittadino che collabori ad un operazione di polizia nella veste di “agente provocatore”, è subordinato all'accertamento che egli non travalichi, nella propria condotta, i limiti di un'attività di mero controllo, osservazione e contenimento della condotta criminosa altrui. (Nella fattispecie, relativa ad operazione antidroga compiuta con l'aiuto di un privato, e dunque fuori dal caso previsto dall'art. 97 D.P.R. n. 309 del 1990, la Corte ha ritenuto che l'agente provocatore, oltrepassando i limiti nel principio definiti, abbia svolto un'opera di istigazione al reato, e che pertanto, dovendo egli essere escusso nel corso dette indagini preliminari successive, avrebbe dovuto essere sentito, sin dall'inizio, in qualità di indagato, con la conseguenza dell'inutilizzabilità delle dichiarazioni da lui rese in qualità di testimone nei confronti dei terzi).

Sentenza completa

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO:
A. N. ha proposto ricorso avverso la sentenza 26 aprile 1999 della Corte d'Appello di Torino che, in parziale riforma della sentenza 5 novembre 1997 del Tribunale della medesima Città, ha confermato la condanna per il delitto di cui all'art. 73 d.p.r. 309/1990 ritenendo l'esistenza dell'attenuante di cui al comma 5° della norma citata, negata dal primo giudice, e riducendo conseguentemente la pena ad anni due e mesi otto di reclusione e lire 30.000.000 di multa.
Risulta dal testo della sentenza impugnata che, all'interno dell'autovettura nella disponibilità dell'A., fu rinvenuta una confezione contenente oltre 96 grammi di eroina (con mg. 7933 di prodotto attivo). Questo ritrovamento costituiva la conclusione di un'operazione condotta dalla polizia giudiziaria con la collaborazione di tale A. U. Questi, secondo il suo racconto, era stato contattato da A. S., padre dell'odierno imputato, il quale, prima di …

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