Cassazione penale Sez. V sentenza n. 29017 del 18 luglio 2012

ECLI:IT:CASS:2012:29017PEN

Massima

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Il reato di minaccia è un reato di pericolo che non richiede la concreta intimidazione della persona offesa, essendo sufficiente che la condotta tenuta dall'agente sia oggettivamente idonea a suscitare nella vittima il timore di un male ingiusto, secondo il normale apprezzamento di una persona comune. Pertanto, ai fini della configurabilità del reato, è irrilevante che la persona offesa abbia effettivamente dichiarato di non essersi sentita intimidita dalle espressioni utilizzate dall'imputato, dovendosi invece valutare l'idoneità della condotta a generare un pericolo di intimidazione sulla base di un criterio di normalità e di comune percezione. La difformità tra il dispositivo letto in udienza e quello riportato in calce alla motivazione della sentenza, qualora sia meramente materiale e sanabile mediante la procedura di correzione dell'errore, non determina la nullità della sentenza stessa, la quale resta valida ed efficace.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Paolo - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - rel. Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. PASTORELLI Luca - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 23/2009 TRIBUNALE di PISA, del 12/04/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 20/04/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARIA VESSICHELLI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Delehaye Enrico, che ha concluso per l'annullamento senza rinvio per prescrizione.

udito il difensore avv. (OMISSIS) i…

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