Il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose (art. 392 c.p.) sussiste anche quando il soggetto attivo non sia il titolare del diritto di proprietà sul bene oggetto della condotta criminosa, purché vi sia una contestazione tra le parti in ordine al diritto di mantenere il possesso o la detenzione del bene stesso. Ai fini della configurazione del reato, non è rilevante che il diritto fatto valere dall'autore sussista in concreto, essendo sufficiente che egli abbia inteso esercitarlo in modo antigiuridico, anziché farlo valere in giudizio. La legittimazione a proporre querela per tale reato spetta sia al titolare di un diritto reale assoluto sulla "res" oggetto di violenza, sia a chi eserciti sulla cosa un legittimo "ius possessionis" significativo di una diretta relazione con la medesima. Inoltre, la pendenza di procedimenti civili o amministrativi relativi alla proprietà del bene non legittima l'autore a farsi giustizia da sé, essendo necessario il ricorso all'autorità giudiziaria per la tutela del proprio diritto.