Il giudice amministrativo, nell'esercizio della propria giurisdizione, è tenuto a valutare preliminarmente l'ammissibilità dell'istanza di revocazione di una propria precedente sentenza, verificando la sussistenza dei presupposti tassativamente previsti dalla legge, senza poter sindacare nel merito le valutazioni compiute nella decisione impugnata, salvo il caso in cui emerga un errore di fatto risultante dagli atti o dai documenti di causa. Pertanto, il ricorso per cassazione avverso la pronuncia di inammissibilità della revocazione è ammissibile solo con riferimento alla verifica dei limiti esterni della giurisdizione del giudice amministrativo, non potendo estendersi all'esame di eventuali errori di diritto o di fatto contenuti nella decisione impugnata, i quali rientrano nell'ambito del sindacato di legittimità riservato al giudice di ultima istanza della giurisdizione amministrativa. Inoltre, in caso di conformità tra la proposta di inammissibilità formulata dalla Prima Presidente e la decisione finale, trova applicazione la sanzione pecuniaria prevista dall'art. 96, comma 4, c.p.c., a carico della parte ricorrente, quale ipotesi di abuso del processo.