Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 36675 del 13 ottobre 2010

ECLI:IT:CASS:2010:36675PEN

Massima

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Il reato di violenza o minaccia a pubblico ufficiale (art. 336 c.p.) si configura quando la condotta dell'agente è finalizzata a costringere il pubblico ufficiale a compiere un atto contrario ai propri doveri o ad omettere un atto del suo ufficio, a differenza del più generale reato di minaccia (art. 612 c.p.) in cui il comportamento dell'agente costituisce una mera espressione di atteggiamento minaccioso, senza alcuna finalizzazione ad incidere sull'attività dell'ufficio o del servizio. Pertanto, ai fini della sussistenza del reato di cui all'art. 336 c.p., è irrilevante che le frasi minacciose siano state pronunciate dopo che il pubblico ufficiale aveva già contestato le violazioni e adottato i relativi provvedimenti, essendo sufficiente che la minaccia fosse diretta a evitare l'accertamento di eventuali infrazioni e la sospensione della patente di guida. La valutazione degli elementi fattuali posti a fondamento della decisione è riservata in via esclusiva al giudice di merito, senza che la mera prospettazione di una diversa ricostruzione degli stessi possa integrare un vizio di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. AGRO' Antonio Stefa - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. COLLA Giorgio - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) BI. FL. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 1707/2006 CORTE APPELLO di LECCE, del 28/05/2008;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 21/09/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. LINA MATERA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. De Sanntis Fausto che ha concluso per il rigetto del ricorso.

FATTO

Con la sentenza indicata in epigrafe la Corte di Ap…

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